Stroia della Tenuta e Circondario
Storia della Tenuta
L’armonioso complesso di Villa Bernaroli
rappresenta un notevole esempio di centro organizzatore del paesaggio
circostante, il ruolo peculiare riconosciuto alla “villa” nella pianura
bolognese, che in questo caso era sede di un’azienda signorile di medie
dimensioni, quasi tutta compresa nella quadra centuriale individuata
dalle vie Felicina, Olmetola e Rondella e nella porzione di campagna che
raggiunge via Casteldebole.
Sino ai primi dell’Ottocento la tenuta era costituita da almeno sette poderi: Fabbreria Vecchia, a ovest di via Felicina (il nucleo, definito Fabbreria Scappi nel 1774, viene descritto come “bottega in uso di Fabbreria”); San Luigi, poco a nord della villa; Casa Pioppa, a ovest di via Rondella; Podere Casino, a sud di via Morazzo; Liparini, all’angolo tra le vie Casteldebole e Felicina, il nucleo all’angolo tra le vie Felicina e Olmetola; quello immediatamente a ovest della villa. Nella carta del Catasto Gregoriano della comunità di “Medola con Rigosa” (primi anni dell’Ottocento) sono individuati da specifiche particelle catastali i due lunghi “cavedagnoni”, tipicamente in asse con la loggia della villa, che raggiungevano a nord la “Strada Comunale detta di Rigosa”, oggi via Olmetola, e a sud, oltre via Morazzo, la “Strada Comunale detta di Sant’Isaia”, oggi via Casteldebole; le particelle erano mantenute a prato, conservando sgombra la visuale prospettica. Nella stessa carta tutta l’area alle spalle della villa, oggi in buona parte destinata a orti per anziani, è evidenziata da una fitta retinatura e definita “ortaglia”; certamente non si trattava di orti nel senso assegnato oggi a questo termine, ma di qualcosa di comunque assimilabile, forse un orto-frutteto con qualche funzione ornamentale. |
Le Aree Ortive
Per il resto la campagna, secondo quello
che si può desumere dalle definizioni del brogliardo, si presentava con
il caratteristico paesaggio della piantata. Le particelle erano
definite per lo più “aratorio vitato” o “aratorio vitato a canapa a
vicenda” e in un appezzamento di discrete dimensioni alle spalle
dell’oratorio era presente anche “un vivaio d’olmi” (l’olmo era ancora
il più diffuso tutore per la vite).
Vale la pena notare, inoltre, che gli appezzamenti di terreno che circondavano alcuni edifici colonici erano definiti “prato con frutti” (allora non esisteva ancora il frutteto specializzato e gli alberi da frutto erano di solito coltivati nelle piantate o nei prati colonici). La disposizione delle lunghe campiture rettangolari, con la rete dei fossi e le cavedagne che le affiancavano, era senza dubbio quella che in parte si può individuare ancora oggi e che appare chiarissima nelle vedute aeree degli anni Trenta-Quaranta del Novecento, con una costante direzione sud-nord, secondo la pendenza naturale del terreno, dalla collina verso la bassa pianura, per facilitare lo scorrimento delle acque. Del paesaggio che possiamo immaginare per l’antica tenuta Scappi-Rusconi-Barillari oggi restano per fortuna ancora molti segni, che nell’insieme conferiscono a questa porzione di campagna periurbana un’apparenza di luogo sospeso, che non ha seguito la decisa evoluzione della vicina periferia |
Il Circondario
Gli esemplari di querce secolari
disposti lungo la viabilità e isolati nelle cavedagne tra i campi, i
fossi profondi superati da piccoli manufatti, le siepi folte e robuste
che accompagnano molte vie di limitate dimensioni, le edicole votive ai
crocicchi, i lunghi filari di ciliegi che affiancano le strade poderali,
le piantate residue sostenute da grandi aceri campestri e poi
melograni, fichi, gelsi, olmi e bossi intorno agli edifici di pregio
qualificano ancora fortemente questo settore della pianura bolognese.
Tra i fondi rustici che appartenevano alla tenuta Bernaroli, don Evaristo Stefanelli, nel suo libro già citato, ricorda in primo luogo “l’elegante complesso rustico di Podere Casino, circondato da un vasto parco, che è situato al numero 2 di via Morazzo, comprendente la casa colonica, la stalla con fienile, la porcilaia con forno e pollaio e il vecchio pozzo porticato con abbeveratoio ancora funzionante nel mezzo del cortile”; il complesso, restaurato negli anni Ottanta, non è più dedicato ai servizi rustici ma a residenza di campagna. Stefanelli ricorda anche uno dei nuclei di proprietà comunale, Casa Pioppa, oggi in attesa di destinazione: “In via Rondella n. 1, trovasi un complesso rustico di rara bellezza ed in ottima conservazione. È composto da un massiccio fabbricato per abitazione e cantina con un ingresso-soggiorno di grandi proporzioni, dotato di un bel camino; dal fabbricato adibito a stalla e capanna per custodire il fieno e la paglia, con bel porticato, abbeveratoio e camerone per gli attrezzi; alla porcilaia con forno e pollaio; al centro dell’ampio cortile un bel pozzo per attingere acqua per la famiglia e gli animali. Particolarmente interessanti per l’eleganza e per l’euritmia che esprimono, sono le gelosie poste a tamponamento tra le colonne della facciata del fienile...” |