Storia della Villa e del Suo Contesto Periurbano
Il Territorio
Il luogo, che nella sua dettagliata
carta della pianura bolognese del 1740-42 Andrea Chiesa indica con il
nome della famiglia Sampieri è oggi caratterizzato, nella gradevole
campagna del suburbio bolognese, dalla presenza di Villa Bernaroli, un
bell’edificio dell’inizio del secolo XVII, più tardi rimaneggiato, che è
appartenuto sino alla fine del Settecento alla famiglia senatoria
Scappi (con i quali i Sampieri erano imparentati).
La tenuta degli Scappi a Olmetola, dove proprietà della famiglia sono accertate sin dal Cinquecento, consisteva di circa 42 tornature quando, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, venne ceduta dai Sampieri, eredi degli Scappi, a Luigi Rusconi. Dal 1827 la tenuta cominciò a essere smembrata: la parte che comprendeva la villa e le sue dipendenze passò da varie proprietà e nel 1862 pervenne a Giuseppe Antonio Barillari, che cercò di ricreare attraverso vari acquisti una grande e moderna azienda agricola, ma la sua morte, avvenuta nell’anno successivo, e il tracollo finanziario del figlio portarono alla vendita all’asta della villa, giunta così a Francesco Bernaroli e ai suoi eredi, che la tennero dal 1880 sino al 1973, anno in cui fu acquistata dal Comune di Bologna, con gli edifici di servizio e cinque complessi colonici, per un totale di poco più di 56 ettari (queste vicende sono ampiamente ricostruite da Pier Luigi Perazzini nel documentato volume Borgo Panigale: antiche ville in un quartiere moderno). |
La Villa
Nel suo libro Olmetola, pubblicato nel
1990, così descriveva l’edificio padronale don Evaristo Stefanelli: “La
villa è posta in una amena posizione circondata dalla ubertosa e verde
campagna che le fa corona.
È orientata verso mezzogiorno e può
godersi la meravigliosa visione degli Appennini che le stanno di fronte.
(…) Non è una villa di grande mole, ma è un gioiello d’arte per la
sobrietà e l’eleganza delle linee architettoniche...”.
La facciata è caratterizzata da un bel timpano con piramidi laterali e un delizioso ornamento terminale in ferro battuto, dove con grande leggerezza sono rappresentati voli di rondini e una banderuola culminante. L’edificio presenta la tradizionale loggia passante e conserva belle decorazioni a stucco e affreschi; di particolare interesse sono la sala da pranzo, con pitture a carattere mitologico, e lo scalone, con una raffinata ringhiera e particolari fregi al soffitto. Notevoli sono anche le grandi cantine, con recipienti in muratura per la conservazione di varie derrate alimentari. |
Il Contesto
Alle spalle della villa, verso il lato occidentale, è situato un elegante edificio porticato a tre arcate del secolo XVII, che aveva funzione di abitazione del fattore della tenuta. Un poco più distante dall’edificio padronale, si affaccia sulla via Morazzo un bell’oratorio dedicato al Sacro Cuore (nel Catasto Gregoriano figura tuttavia come “Oratorio privato sotto il titolo della Beata Vergine dell’Assunta”), in puro stile del Settecento bolognese, che fu restaurato dalla signora Beatrice Bernaroli; sino al momento in cui mantenne un uso religioso, al suo interno si trovava una pregevole pala d’altare di Gaetano Gandolfi. L’oratorio, edificato a servizio dei padroni, era anche di uso pubblico per la popolazione delle campagne vicine. Nei mesi di maggio e giugno, in particolare, tutta la gente della tenuta si riuniva nell’oratorio per la recita del rosario e della coroncina al Sacro Cuore e vi facevano sosta le processioni del Santo Rosario e del Corpus Domini. Nella descrizione settecentesca delle strade di Olmetola si segnala che “l’Oratorio Pubblico del Signor Marchese Scappi era situato in una Piazzetta larga piedi 20...”. |